REGIONE PIEMONTE
CITTÀ DI CHIERI

FONDAZIONE CRT
TORO ASSICURAZIONI
Agenzia Generale di Chieri

Freisa di Chieri D.O.C. “ La Borgarella”

IL RITORNO INESISTENTE
A cura di Tiziana Conti
Imbiancheria del Vajro
Chieri 2005

RITUALE

Hai fatto ritorno a casa, celebrando un rituale improbabile.
Un balzo nel caos del divenire
regredito a un passato inesorabile, tagliente, dissennato.

Tentando di afferrare l’abbandono, 
hai recintato le mie emozioni,
hai acceso il guizzo improvviso della parola,
ma hai perso la scommessa.

Non esiste salvezza
Solo un salvacondotto senza pretese.

Tiziana Conti




La letteratura tedesca, dal Romanticismo ad oggi, è segnata dalla figura del Wanderer; animato dalla Sehnsucht, intenso vagheggiamento di assoluto, il viandante erra nel paesaggio, risvegliando in sé uno spirito poetico all’unisono con il respiro cosmico. Conosce la parola magica che ridesta le cose, l’incanto della realtà diventa la malia dell’anima. Il tema implicato da questa figura è la ricerca del “fiore azzurro”, il ritorno ad un’originarietà che si realizza nella pienezza interiore del potenziamento qualitativo.
Non così si pone il Wanderer contemporaneo. Errabondo in una società estraniante, è perennemente in viaggio alla ricerca di sé, ma lotta contro una realtà ridondante e apparente, individuata da feticci e residui cultuali. Jack Kerouac pone le sue figure on the road; la Route 64, celebrata da Easy Rider, esprime l’utopia del recupero di un’identità perduta, attraverso la dimensione di un’avventura senza fine e senza meta. Il racconto di Peter Handke Lento ritorno a casa , mette in primo piano il percorso improbabile di un uomo che ha smarrito il “desiderio” e che riesce solo a vivere, svagato, all’esterno del sé. Allo stesso modo Hans Schnier, il protagonista del romanzo Opinioni di un clown di Heinrich Böll esperisce l’impossibilità del ritorno. La sua esistenza si dispiega tra “arrivo e partenza” , tanto che ha dato questo titolo anche alla sua performance: un lavoro mimico che lascia spazio solo alla ripetitività ossessiva e a due malattie esistenziali, l’emicrania e la malinconia. 
Sul tema del ritorno è incentrata la filmografia di Wim Wenders degli anni ’70: il soggetto, attraverso un percorso cruciale , cerca la sua identità e la conferma dell’ appartenenza alla società, alla storia. Perplessi, indecisi, apatici e atipici, i personaggi di Wenders viaggiano senza trovare un filo conduttore. Il loro è un Falso movimento dove l’unico dato certo è l’angoscia o è, Nel corso del tempo, l’approdo ad uno schermo bianco, sul quale non si proietta nulla. Tutto deve ancora avvenire. Dal viaggio romantico, superamento del limite e tensione verso l’infinito, giungiamo dunque al viaggio verso il nulla, che imprigiona i sensi e la mente di colui che vuole andare “ Via di qui! Solo via di qui”, come si legge nella parabola kafkiana La partenza improvvisa. 
La letteratura propone una sovrabbondanza di situazioni imperniate su questa tematica. Vorrei ancora evidenziare due esempi, di notevole attualità. Il protagonista del romanzo Hyperion di Friedrich Höderlin abbandona il suo paese natale, la Grecia, preda dei Turchi, per vivere in Germania. Il suo viaggio, tuttavia, sfocia nell’inanità, perché deve prendere atto che la terra da lui scelta è da tempo preda della disarmonia e, dunque, è impossibile vivervi. Il ritorno di Orfeo dal mondo dei morti assume nei Sonetti rilkiani una consistenza drammatica in quanto la perenne metamorfosi del personaggio approda ad un inarrivabile conato cosmico. 
Friedrich Nietzsche sostiene che “l’uomo deve adeguare la vita all’enigma di Dioniso. Bisogna attingere la volontà di volere all’indietro tutto ciò che è accaduto, di volere in avanti tutto ciò che accadrà”. Salvando in questo modo l’enigma che sottende la vita. La filosofia di Martin Heidegger, di contro, può essere interpretata come l’analisi della ricerca estenuante da parte dell’uomo dell’esistenza autentica, libera finalmente dalla cura delle cose. Essa è possibilità e comprensione, implica il superamento dell’anonimità e l’apertura ad un progetto che trascende.
Quali sono le vie di un “ritorno possibile” nella società contemporanea? Si deve supporre la capacità del soggetto di superare la condizione di esilio nella quale si dibatte, sottolineata dalla presenza di feticci, metafora di uno spaesamento che sottrae all’oggetto qualsiasi connotazione. La cultura globale porta a comportamenti e a concetti che tendono a disgregare l’io, frantumandolo in momenti disequilibrati. La circolarità e, il suo contrario, la linearità della dimensione temporale non giovano: nel primo caso il tempo diventa un’ossessione ripiegata su se stessa, nel secondo scorre senza sorprese, ma, altresì, senza pienezza. Si può ipotizzare l’affidarsi all’immaginario o il recupero del mito e dei suoi valori simbolici, o la scoperta di una metarealtà o, ancora, l’assenza, intesa come grado zero dal quale ri-principiare . Ma ognuna di queste soluzioni rischia di condurre al nihilismo, ad una realtà dominata da fantasmi, da una ripetitività delirante. 
L’arte contemporanea, come la letteratura, palesa questa tematica forte. Franz Ackermann, ad esempio, interpreta il viaggio prima di tutto come “mappa mentale”; David Tremlett vi identifica un pre-testo volto a recuperare il ricordo; Roni Horn vede nel viaggio la possibilità di attingere alla solitudine non come a una condizione di esilio, ma di pienezza. La mostra Il ritorno inesistente entra in questa problematica cruciale, cercando di individuarvi alcuni “momenti”. Gli artisti proposti, Luca Bernardelli, Franco Biagioni, Gianni Caruso, Aldo Damioli, Fausto Gilberti, Giorgio Griffa, Carlo Maglitto, Simone Pellegrini, Pino Pinelli, Claudio Rotta Loria, attivi in diversi ambiti delle arti visive, presentano lavori che inducono ad una riflessione sul porsi in relazione con le dinamiche del proprio tempo, con l’obiettivo di rinsaldare la fiducia nel 
potere dell’agire intellettivo. Tiziana Conti

 

VERSIONE IN INGLESE

 RITUAL

You came back home, celebrating 
an improbable ritual.
A leap into the chaos of becoming
Regressed into an inesorable, sharp, mad past.

Trying to catch the abandonement
You enclosed my emotions,
You lighted the sudden quiver of the word
But You’ve lost the bet.

There is no  salvation
Only a safe-conduct without any pretension.

Tiziana Conti




The German literature, since from Romanticism up to today, has been marked by the character of the Wanderer, animated by the Sehnsucht, as an intense cherish of the absolute, the traveler wanders through the landscape, rousing within himself a poetic spirit in harmony with the cosmic breathing. 
He knows the magic word that awakes things, the enchantment of reality becomes the charm of the soul.
The theme implied by this character is the search for the azure flower, the return to a form of originality that takes place within the personal fulfillment of the qualitative empowering process of the individual.
The contemporary Wanderer does not look this way. Wandering in an alienating society that alienates man, who is on the journey searching for his interiorness, but he is fighting against an obvious and redundant reality, identified with fetish cult residuals.
Jack Kerouac places his characters on the road. Route 64, portrayed by Easy Raider, expresses the utopia of the regaining lost identity, through the dimension of an never ending adventure that goes nowhere.
Slow Return Home  by Peter Handke brings upfront the improbable path of life of a man who lost his “desire”: he can only live absent minded outside his self. 
Similarly, Hans Schnier, the main character of Opinions of a clown  by Heinrich Böll, experiences the impossibility of return.
His existence spans between “arrival and departure”, to such an extent that he gives this title to his performance: a mimic work that leaves space only to the obsessive repetition and to two deseases such as headache and melancholy. 
The theme of the return is at the heart of the a movie production by Wim Wenders, from the 70’s, where the characters, through a crucial path, look for their identity and for a confirmation  that belongs both to society  and to history.
Puzzled, hesitant, apathetic and atypical, Wenders’ characters travel without finding a common linkage; theirs is a “false movement”, the only certainty is anguish or is  “during time” the landing at a white screen, on which nothing is projected.
Everything has still to happen.
From the romantic journey, that tries to pass the limit in the tension toward the infinite, we reach the journey toward nothing, that imprisons the senses and the mind of the individual who just wants  to go   “out of here! Just out of here”, as it can be portrayed in the parable by Kafka, “The sudden departure”.
Literature offers a superabundance of situations about  this theme.
I would like to underline two examples, remarkably real. The character of the novel Hyperion, by Friedrich Hölderlin, leaves his native country, Greece, which had been plundered by the Turks, to go and  live in Germany.
His journey however, breaks into vanities, as he has to acknowledge that the country he chose, has been plundered by disharmony and, therefore, it was impossible to live in. 
The return of Orpheus from the world of the dead has in the “Sonnets” by Rilke a dramatic consistence, as the perennial metamorphosis of the character attends the unreachable cosmic effort. 
Friedrich Nietzsche maintains that “man has to conform life to Dionysus’ enigma”. One needs to draw the will to have backwards what it has been, and onwards what it will be. On this way the enigma is saved. 
On the other hand, Martin Heidegger’s philosophy can be interpreted as the analysis of the man’s exhausting search for an authentic existence, free at last from the care of things. Within it there is both a sense of crating possibilities and comprehension, it implies the outrunning of anonymity and the opening to a transcendent project. 

Which are the tools and the means to imagine  of a “possible return”  in the contemporary society?
We have to  assume that the subject is capable of  overcoming   his exiled condition, against which  he is struggling, underlined by the presence of fetishs ,the metaphor of a puzzle that  subtracts the object its own connotation.  
Global culture leads to some  behaviors and beliefs tending to undo the “self”, breaking it down into unbalanced moments. The circularity and its opposite, the linearity of the temporal dimension, don’t help: in the first case time becomes an obsession twisted on itself, in the latter it flows smoothly but yet not fully.
We can hypnotize the trusting of the imaginary or the recovery of the myth and of its symbolic values, or the discovery of a semi reality, or  the absence, meant as a “zero degree”, from which one has  to start again. Each of these solutions  involves the risk of nihilism,of a reality dominated by ghosts, by a delirious repetition. 
Contemporary art, just like literature, reveals this deep theme. Franz Ackermann, for instance, interprets the journey primarily as a “mental map”, David Tramlett considers it as a “pretext” to face the recovery of the memories, Roni Horn sees in the journey the possibility to draw from solitude not an exile condition, but a fulfillment.
The exhibition The inexistent return steps into this crucial problematic area, trying to pick out some moments.
The artists  exhibiting, Luca Bernardelli, Franco Biagioni, Gianni Caruso, Aldo Damioli, Fausto Gilberti, Giorgio Griffa, Carlo Maglitto, Simone Pellegrini, Pino Pinelli, Claudio Rotta Loria are all active in some different ambits of the visual arts, present some works that make consider the dynamics of our own time, having in mind the aim of reaching the trust in the intellective acting power.